Nel 2025 l’Osservatorio Germania-Italia-Europa (OGIE) raggiunge l’età simbolica dei 10 anni, da quando è stato istituito nel 2016 su iniziativa congiunta della LUMSA e della Fondazione Konrad Adenauer (KAS) e sulle ceneri dell’OGI (Osservatorio Germania-Italia). Da un decennio, l’OGIE si pone lo scopo di sviluppare analisi su aspetti specifici concernenti l’Unione Europea e di proporre spunti di riflessione e raccomandazioni per migliorare alcuni limiti dell’integrazione europea. Allo stesso tempo, le analisi mirano a promuovere l’europeismo e il processo di integrazione, di cui i membri dell’Osservatorio sono convinti sostenitori. Pur sapendo di essere una piccola realtà e di avanzare conclusioni relativamente originali, i giovani che compongono l’OGIE aspirano a espandere il raggio della propria voce e a fare la propria parte di cittadini attivi nella vita politica europea.
Questi 10 anni sono stati un susseguirsi di intensi eventi storici in Europa e, parallelamente, di numerose pubblicazioni e di volti di studentesse e studenti appassionati, che hanno segnato profondamente l’attività dell’OGIE.
In occasione del decimo anniversario, vogliamo ripercorrere la storia dell’Osservatorio attraverso la serie di progetti finali che esso ha realizzato annualmente, mettendo in evidenza come certe tematiche siano cambiate o, invece, appaiano ricorrenti nel corso del tempo, a seconda delle priorità emerse nell’agenda europea.
Un’Europa indefinita
Anno dopo anno, si è presentato un bivio davanti all’Unione Europea e agli Stati Membri, come l’Osservatorio ha tentato di avvertire puntualmente nelle sue relazioni. Le maggiori sfide del presente (la pandemia, la guerra di Ucraina, la transizione ecologica, la crisi migratoria, l’ascesa dei populismi ecc.) hanno posto l’Unione nella condizione di dover prendere decisioni cruciali per il suo destino e per il suo ruolo di attore primario nel contesto globale, che tuttavia non sono state sufficientemente audaci nel portare al completamento dell’unione.
Le continue prove a cui l’Europa è stata sottoposta hanno richiesto soluzioni adeguate, da noi condivise e – nel nostro piccolo – promosse, ma che spesso i leader europei non hanno avuto la forza di portare fino in fondo.
In linea con il crescere delle difficoltà geopolitiche, il 2025 può essere considerato un anno di svolta per la politica europea: gli ultimi sviluppi, che vedono l’Europa sempre più lontana dalla sponda ovest dell’Atlantico e minacciata ad est dal vicino russo, hanno reso evidente e pressante la necessità di una difesa comune; una proposta che l’Osservatorio aveva sostenuto con decisione nel 2019.
La questione dell’esercito europeo si collega ad altri problemi che ancora non sono stati affrontati direttamente – la legittimazione democratica delle istituzioni europee, la disparità economica tra i Paesi, i costi sociali della rivoluzione green, il disgregamento del sistema di welfare – e insieme, in una combinazione esplosiva, possono mettere in pericolo la tenuta dell’intera Unione.
Se è dalle crisi che si forgia l’Europa, la risposta unitaria è il presupposto necessario per superare anche l’attuale crisi, com’è già successo durante il COVID-19 con il Next Generation EU: un caso di coraggio e soprattutto di coesione, essendo un piano di fondi comuni inedito nel suo genere.
Da tempo si invoca un’Europa autonoma a livello strategico, totalmente matura e integrata, risoluta e centrale nello scenario internazionale. Ma ancora non si delinea chiaramente il disegno dell’Europa che vogliamo affermare in futuro. Ancora non si riesce a mettere a fuoco il potenziale enorme di un’Europa unita a livello demografico, economico, diplomatico ecc.
La domanda “quale Europa?”, che gli autori dell’OGIE si pongono sin dal 2017 (com’era allora intitolato il report finale), resta quindi ancora sospesa.
In una fase in cui noi giovani europei ci sentiamo disorientati nel gioco dell’egemonia mondiale, i valori democratici – su cui si è fondata dalle origini la Comunità Europea – possono costituire i punti di riferimento per reindirizzare la politica estera europea, per appianare i doppi standard applicati a specifiche regioni e Paesi e per dimostrare una coerenza nei principi incontestabile: devono fungere da stella polare nel cielo del nuovo ordine globale.
Le nostre proposte ancora attuali
Negli anni precedenti, l’OGIE ha formulato diverse proposte che si rivelano ancora valide e attuali. Per questa ragione appare utile raccogliere in un unico spazio le idee principali che si sono accumulate nelle varie pubblicazioni. Per l’Europa che immaginiamo, ribadiamo di:
- sviluppare un sistema di welfare europeo e una vera politica sociale europea, che non sia il mero risultato collaterale dell’estensione del mercato interno (2018)[1];
- integrare ulteriormente i sistemi sanitari nazionali, al punto da arrivare a una “Unione Europea della Salute” (2021)[2];
- completare l’Unione bancaria, di cui solo il primo pilastro (Meccanismo Unico di Vigilanza) è pienamente attivo, il secondo (Meccanismo Unico di Risoluzione) con fondi inadeguati e il terzo (Schema Europeo di Assicurazione dei Depositi) mai avviato (2018, 2021)[3];
- realizzare una politica fiscale comune più imperniata sul principio di solidarietà, al fine di ridurre il divario economico tra gli Stati Membri e, di riflesso, evitare che i persistenti effetti negativi della crisi economica alimentino malcontento sociale, euroscetticismo e crescita dei partiti populisti (2017, 2021)[4];
- superare i vincoli del TFUE che vietano l’assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà da parte dell’UE, insufficienti ad assicurare una ripresa economica equilibrata dei suddetti Paesi (2017, 2018, 2019)[5];
- garantire una redistribuzione più equa delle responsabilità tra gli Stati membri nel sistema di accoglienza di migranti e rifugiati, nonché l’applicazione del meccanismo di solidarietà, in modo che non ricada un peso eccessivo sui Paesi di primo arrivo (2017, 2019)[6];
- adottare una politica migratoria che tuteli la dignità e i diritti dei lavoratori immigrati e ne faciliti l’accesso al mondo del lavoro (2017)[7];
- rafforzare il partenariato fra l’Unione Europea e l’Africa per dare maggiore efficacia alla gestione dei flussi migratori, ad esempio attraverso la revisione della politica di cooperazione allo sviluppo, accordi istitutivi di una zona di libero scambio, una congiunta piattaforma permanente di informazione ecc. (2018)[8];
- uniformare le norme elettorali per l’elezione del Parlamento europeo, favorendo così la formazione di veri partiti europei e la rappresentanza di interessi comunitari al posto di quelli nazionali (2017);
- promuovere un’educazione civica europea, per rafforzare il senso di appartenenza all’identità europea e ai valori europei nelle giovani generazioni (2016, 2019, 2021)[9];
- ridurre il deficit democratico delle istituzioni comunitarie, per combattere il senso di distacco e impotenza avvertito dai cittadini europei verso l’UE (2018);
- creare una Politica di Difesa comune tramite la costituzione di un esercito europeo (2019, 2024)[10];
- perseguire una politica digitale autonoma sostenendo gli investimenti in infrastrutture critiche e le start-up digitali, collaborando con le altre giurisdizioni per la definizione di standard globali di regolamentazione digitale (2021, 2024)[11];
- implementare un piano di alfabetizzazione digitale rivolto ai cittadini europei, nonché uno strumento di contrasto alla disinformazione online anche con l’impiego dell’AI (2021).
Conclusioni
L’Europa ha di fronte a sé due porte, senza vie di mezzo: deve scegliere tra un’Europa divisa, ma che rischia definitivamente di essere marginalizzata, di sprofondare nell’abisso dell’irrilevanza politica, schiacciata dai sovranismi nazionali all’interno e dalle potenze emergenti all’esterno; oppure un’Europa protagonista, ma possibile solo se realmente unita, in cui tutti gli Stati membri rispondono e decidono con una sola voce. È ormai chiaro che non si tratta più di una remota utopia, ma di una scelta di Realpolitik.
Ma più passa il tempo, più il sogno Europa sembra allontanarsi e più cresce il rischio che quella finestra di possibilità si chiuda per sempre, che l’attimo per acciuffare quel sogno – un progetto concreto e pragmatico – ci sfugga inesorabilmente.
[1] Final Paper OGIE 2018, 2018 Final Paper (ITA)_Versione estesa.pdf
[2] Europa Aedificanda Est, Opuscolo-Europa-Ædificanda-Est.pdf
[3] ibid.
[4] Proposta Finale. Sessant’anni dopo i Trattati di Roma: Quale Europa?, 2017 Proposta. A settant’anni dai Trattati di Roma. Quale europa..pdf
[5] Perché non possiamo non dirci europei, 2019 Perché non possiamo non dirci europei..pdf
[6] ibid.
[7] Proposta Finale. Sessant’anni dopo i Trattati di Roma: Quale Europa?, cit.
[8] Final Paper OGIE 2018, cit.
[9] Europeissimo me!, 2016 Europeissimo me! Percorsi educativo didattici per crescere in un’Europa unita.pdf
[10] L’Unione Europea: un attore centrale nelle nuove sfide globali, OGIE-Relazione-Finale-Progetto-23-24-2.pdf
[11] Europa Aedificanda Est, cit.