Sara la Nera: la “santa” dei “Figli del vento”

LOGO OGIE
OGIE

Ogni anno, il 24 maggio in Francia, nel cuore della Camargue, si tiene un raduno molto speciale cui partecipano gitani provenienti da ogni angolo d’Europa.

Le Pèlerinage des Gens du Voyage.

Ogni anno, migliaia di gitani accorrono a Saintes Maries de la Mer per venerare “santa” Sara la Nera, conosciuta come la “patrona degli Zingari”. Nei giorni che precedono la processione, le strade della pittoresca città francese si riempiono di colori. Si arriva qui non solo per assistere alla funzione religiosa: il raduno diventa l’occasione per ritrovare vecchi amici, concludere accordi e matrimoni, risolvere contese. In un tripudio di danze e musiche improvvisate per strada, la statua – vestita di abiti multicolore e gioielli – viene portata in processione fino al mare. La cerimonia termina infatti con un bagno collettivo che assume le sembianze di un vero e proprio rito di purificazione. È uno spettacolo imperdibile, arricchito da eventi paralleli che includono, ad esempio, la Course à la cocarde.

La leggenda di “santa” Sara la Nera.

La confessione cristiana non riconosce il culto di Sara la Nera. Secondo la tradizione provenzale, Sara era la serva di Maria Salomé, Maria Jacobé e Maria Maddalena. Le tre donne, seguaci di Gesù fuggite dalla Palestina, sbarcarono alla foce del Rodano, portando il Cristianesimo in Europa. Un’altra leggenda vuole Sara regina di una tribù nomade del delta del Rodano. È probabile poi che il culto di Sara la Nera possa essere facilmente ricollegabile a quello della divinità indiana Kālī. Concorderebbero così sia l’ipotesi dell’origine indiana della Comunità Rom – giunta in Francia attorno al IX secolo – sia il rito di immergere le statue nelle acque.

All’origine del pellegrinaggio.

La prima traccia scritta della presenza dei gitani a Saintes Maries de la Mer risale al 1855. Un diritto molto antico dava loro la possibilità di venerare l’effige e le reliquie di Sara, ma non di accompagnare in processione la statua. Fu grazie al marchese Folco di Baroncelli, che, a partire dal 1935, i gitani ottennero di partecipare anche alla processione fino al mare.

Gens de Voyage.

In Francia i gitani sono conosciuti anche come “Figli del vento”. Il vento soffia dove vuole e non si sa da dove venga né dove vada:  un po’ come questo popolo. Un tempo errante, disperso principalmente in Europa, del popolo Romanì fanno parte le comunità Sinti – conosciuta in Francia come Manouche i Rom, i Kalè. Non si conoscono le cause che, attorno al 900 d.C., li spinsero ad abbandonare la loro terra, il nord ovest dell’India. Secondo una leggenda, furono attratti dall’invito dell’allora re di Persia, che ricercava 10.000 musicisti in grado di divertire il suo popolo. Questa leggenda forse spiegherebbe anche il particolare legame del popolo Romanì con la musica. Resa famosa al grande pubblico grazie ai film di Emir Kusturica e ai brani di Goran Bregovic, la musica gipsy è da sempre apprezzata per il suono melodico degli strumenti – in particolare il violino – e per il suo ritmo coinvolgente.

You May Also Like
Ragazzi dietro una scrivania che parlano
LEGGI

Workshop: Perché non possiamo non dirci europei (II)

Il 21 marzo scorso, presso l'Aula 5 della sede dell'Università LUMSA di Roma e in videoconferenza con il Dipartimento di Giurisprudenza di Palermo, si è svolto il secondo incontro – dedicato a tre dei Paesi fondatori dell’UE (Germania, Francia e Italia) – del ciclo di workshop dal titolo Perché non possiamo non dirci europei, organizzato dall’Osservatorio Germania-Italia-Europa (OGIE), in collaborazione con l'Università e la Rappresentanza in Italia della Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS).
LEGGI