La guerra culturale della Russia contro l’Ucraina

Bandiera dell'Ucraina
Gli attacchi a musei, chiese storiche, biblioteche e teatri dimostrano che la Russia sta conducendo una guerra culturale contro l’Ucraina.

Per l’Ucraina, la guerra contro la Russia non lede solo l’integrità territoriale del proprio Paese. È anche una guerra culturale contro la storia e l’identità nazionale. In tal senso, il presidente russo Vladimir Putin non mira esclusivamente a conquistare territorialmente l’Ucraina. Ma vuole anche sottometterla dal punto di vista culturale e linguistico, negandone l’esistenza quale stato sovrano.

In questa guerra culturale, le truppe russe stanno bruciando libri di storia nei territori occupati, ma anche altri simboli dell’identità ucraina.

Il discorso televisivo di Putin del 24 febbraio 2022 può essere inteso come una vera e propria dichiarazione di guerra all’Ucraina. In esso, infatti, il presidente russo ha negato l’esistenza di una vera sovranità in capo alle autorità ucraine e ha definito il Paese come spazio dallo spirito russo.

Certamente la storia della Russia e dell’Ucraina è strettamente interconnessa. Ma i due Stati differiscono notevolmente in termini di società, tradizioni e, soprattutto, di forme e valori artistici e politici.

Più di 300 siti culturali distrutti

Tuttavia, sono proprio queste espressioni artistiche e culturali, nonché gli oggetti che identificano la storia e la memoria dell’Ucraina, ad essere stati crudelmente distrutti. Una ricerca del New York Times ha conteggiato la distruzione di 339 siti culturali dall’inizio della guerra alla fine del 2022. Tale numero comprende anche 109 chiese, monasteri e altri siti religiosi e 37 centri culturali comunali. Questi ultimi, in particolare, rappresentavano un luogo di incontro culturale, soprattutto nelle piccole città. Fungevano anche da luoghi di esibizione per artisti locali e spettacoli scolastici.

Nello scorso anno, inoltre, 24 biblioteche sono state colpite dall’aggressione russa. Si tratta di luoghi in cui venivano insegnate la letteratura e le due lingue ufficiali: ucraino e russo. Infine, 48 monumenti che commemoravano gli eroi nazionali ucraini o che rappresentavano la storia del Paese sono stati danneggiati o distrutti.

La violenza della guerra culturale, però, non è stata diretta esclusivamente contro i monumenti direttamente connessi allo spirito nazionale ucraino. Infatti, sono stati distrutti anche il memoriale dell’Holodomor a Mariupol, che commemorava i milioni di ucraini uccisi da Stalin negli anni Trenta, e un altro monumento, in memoria delle vittime dell’Olocausto a Charkiv.

Cosa si può fare contro la distruzione dell’arte e della cultura in guerra?

Quando si intende preservare la cultura in tempo di guerra, è bene adottare un approccio tradizionale, che include la salvaguardia dei tesori culturali. Sul punto, è apprezzabile il lavoro svolto dell’UNESCO per proteggere le antichità in Mali, Siria e Yemen. Questo tipo di attività si è rivelata particolarmente importante, ad esempio per la conservazione di monumenti come quello che commemora il massacro di Babi Yar nel 1941.

Ma la risposta internazionale alla distruzione culturale come arma di guerra deve migliorare in modo significativo. Ciò comporta, ad esempio, la conservazione e l’accesso permanente in modalità digitale ai patrimoni storici e culturali. Ma include anche la protezione di documentazione che può fornire informazioni su eventi storici o precedenti repressioni. È il caso, ad esempio, dell’archivio del Servizio di sicurezza ucraino a Chernihiv, dove sono conservati documenti di epoca nazista sulle attività del KGB in Ucraina.

Oltre a tali attività, però, è fondamentale che anche le varie componenti culturali della società siano messe in condizioni di fornire il proprio contributo. Si tratta di autori, scienziati, registi, intrattenitori, artisti o attori dei social media, che possono offrire resoconti sulla vita quotidiana in Ucraina, ma anche nuove prospettive volte a confutare la propaganda russa. Deve essere compito delle istituzioni globali della politica e della cultura includere gli artisti ucraini nei loro programmi e rendere conoscibili le loro opere. Inoltre, potrebbe essere utile investire in traduzioni, produzioni cinematografiche e viaggi per gli operatori culturali ucraini.

Questo supporto potrebbe rivelarsi particolarmente importante soprattutto per gli scrittori rimasti sul posto, che hanno deciso consapevolmente di rimanere in territorio di guerra a e di assumersi il compito di cronisti. A tali soggetti dovrebbe essere garantita una maggiore sicurezza economica; infatti, oltre a sostenere le organizzazioni che coordinano la cultura in Ucraina, le borse di studio dovrebbero essere utilizzate anche per supportare le attività degli operatori della cultura.

Infine, volgendo lo sguardo all’Unione Europea, sebbene non vi sia una competenza espressa nei Trattati istitutivi (che tutelano in qualche misura la sola identità nazionale degli Stati membri e non anche, ad esempio, quella dei Paesi candidati), si ritiene che il supporto dell’Unione non possa limitarsi alla guerra in termini strettamente territoriali. Ma dovrebbe anche estendersi anche al fine di preservare la cultura ucraina e migliorarne la conoscibilità in Europa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *