Relazioni UE-Africa. Quale l’impegno dell’UE oggi?

Nell’ambito del Master di II livello in Esperti in Politica e in Relazioni internazionali e del Corso di Laurea magistrale in Relazioni internazionali, lo scorso 18 dicembre si è svolta la Lecture The Role of the European Union in Africa, today. Due i focus dell’incontro: le relazioni UE-Africa e il lavoro svolto dalle delegazioni dell’Unione nei Paesi del continente africano. Sono intervenuti Luca Zampetti, Deputy Head nella Delegazione dell’Unione Europea in Etiopia, e Francesco Carboni, Crisis Response Planning Officer nella Delegazione dell’Unione Europea in Kenya.

L’evento si pone a conclusione del corso Europe and Africa, Cooperation and Security, tenuto dal professor Agostino Inguscio, Policy Officer nella Climate Action Task Force della Commissione europea e docente presso l’Università LUMSA. La Lecture è stata promossa dall’Università LUMSA, in collaborazione con la Fondazione Roma e l’Osservatorio Germania-Italia-Europa (OGIE).

Relazioni UE-Africa e la proposta Verso una strategia globale per l’Africa

La storia delle relazioni UE-Africa è contraddistinta da una forte asimmetria dal punto di vista politico, culturale ed economico. A questa specificità si aggiungono una serie di meccanismi di cooperazione, pratiche di sicurezza e proposte per il partenariato tra i due Continenti. Una delle tappe più recenti di questa storia è rappresentata dalla Comunicazione congiunta Verso una strategia globale per l’Africa (JOIN/2020/4 final). Proposta nel marzo scorso da Commissione europea e Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, la strategia propone cinque partenariati:  

  1. green transition, 
  2. digital transformation
  3. sviluppo e crescita sostenibile, 
  4. pace, sicurezza e governance 
  5. migrazione e mobilità.

Si tratta di un importante rilancio delle relazioni UE-Africa e della cooperazione multilaterale. Un rilancio che arriva dopo un iniziale declino dovuto a inefficienza e forse incapacità di adattare strutture e interventi a una realtà che cambia in modo sempre più veloce. L’Unione Europea rappresenta una grande opportunità per l’Africa. E vale anche il contrario.  

Processi istituzionali, istituzioni e organi in campo nei rapporti UE-Africa

La prima parte del seminario ha visto gli interventi dei due relatori concentrarsi sull’impegno concreto dell’UE in Africa, in termini di politiche e progetti. In particolare, il Dott. Carboni ha tratteggiato la complessa architettura dell’Unione Europea in questo campo. Diversi sono i processi istituzionali: dalla mediazione alla facilitazione del dialogo, fino alla formazione di funzionari in diverse aree; molte, inoltre, le istituzioni e gli organi UE in campo[1].

La Commissione europea[2] e il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), con l’elaborazione delle loro proposte, sono tra gli attori più attivi nello sviluppo e nell’approfondimento delle relazioni UE-Africa. Questo impegno, ha affermato il Dott. Carboni, segna un cambiamento piuttosto visibile nella percezione di cosa sia e cosa sarà in futuro la cooperazione allo sviluppo all’interno della leadership europea. È un lavoro che prevede soprattutto la prevenzione e la risposta alle crisi internazionali, toccando anche questioni più specifiche di sviluppo peer-to-peer in diverse aree del mondo.

I quadri di cooperazione nelle relazioni UE-Africa

Infine, aggiunge il Dott. Carboni, tra i quadri di cooperazione alla base delle relazioni Africa-UE: l’accordo di Cotonou, la strategia comune Africa-UE e tre strategie regionali adottate dal Consiglio. Questi cinque partenariati si traducono poi in attività concrete sul campo. Essi mirano al riconoscimento reciproco tra questi due partner naturali e vicini e al rafforzamento delle rispettive priorità. 

Nello specifico, il Cotonou Agreement, utilizzato come quadro di riferimento, è l’accordo usato come quadro di riferimento per il partenariato tra l’Unione Europea e i Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP). L’Accordo non integra specificamente il diritto allo sviluppo nelle sue posizioni sostanziali, ma fa dei diritti umani un elemento essenziale e uno dei cinque pilastri del partenariato UE-ACP. Prevede il ricorso a un intenso dialogo politico (si vedano le relazioni commerciali tra l’UE e i paesi ACP più sviluppati, in gran parte regolati ad oggi da accordi di partenariato economico bilaterali e regionali). La strategia congiunta Africa-UE, invece, è un documento politico strategico che riassume le priorità politiche per le relazioni UE-Africa. A essa si aggiungono tre strategie regionali per il Corno d’Africa, il Golfo di Guinea e il Sahel, in modo da poter calibrare gli interventi considerando le esigenze specifiche di queste aree. 

Rapporti UE-Africa: dialoghi a vari livelli

La struttura delle relazioni UE-Africa, ha precisato poi il Dott. Zampetti, si sviluppa per mezzo di dialoghi formali a vari livelli. Sono per discutere i diversi aspetti del partenariato, modellando e approvando insieme ogni opzione. L’incontro di più alto livello è il vertice UE-Africa, che coinvolge i capi di Stato o di governo; vi sono poi le riunioni a livello ministeriale, la cosiddetta Troika, con la partecipazione di funzionari di alto livello (della Commissione dell’Unione africana (UA) e delle istituzioni dell’UE), e chiunque sia necessario per monitorare e prendere decisioni di adeguamento. Infine, sono possibili anche incontri tra le Commissioni dell’UE e dell’UA.

Accordo sull’Area di Libero Scambio Continentale Africana (AfCFTA)

Il contesto politico ed economico è cambiato enormemente negli ultimi due decenni, ma uno dei principali ambiti di relazione tra i due continenti rimane l’attività di commercio. Ne è un esempio l’entrata in vigore dell’Accordo su un’Area di Libero Scambio Continentale Africana (AfCFTA) e i suoi più recenti sviluppi. L’UE si conferma tra i più rilevanti partner commerciali sia per le esportazioni che per le importazioni con l’Africa e il principale investitore con il 40% del totale degli investimenti esteri diretti in Africa. L’Unione ha favorito e supportato sin dall’inizio questo accordo con un sostegno sia tecnico che finanziario attraverso il suo Pan-African Programme

I finanziamenti a favore dello sviluppo

Altro punto cardine delle rinnovate relazioni UE-Africa, ha aggiunto il Dott. Carboni, è lo sviluppo. Si tratta di una delle aree di lavoro più importanti e comprende una serie di piccoli progetti e grandi iniziative. I finanziamenti UE a sostegno dei bilanci statali in Africa mirano a promuovere attività di Development Corporation, che influiscono sul bilancio del Paese beneficiario (oltre che sullo sviluppo delle aree periferiche). 

È necessario, tuttavia, sfatare un mito: è consuetudine credere che i finanziamenti vadano soprattutto alle organizzazioni non governative (ONG), «storia non vera», ha spiegato Carboni. «In realtà, lavoriamo direttamente con i Paesi partner attraverso il sostegno al bilancio». Inoltre, l’UE sostiene anche una serie di missioni di pace in Africa guidate dall’Unione Africana stessa o da meccanismi e comunità economiche regionali. A dimostrazione che le capacità africane sono notevoli e vanno sostenute, vi è il caso specifico della missione dell’Unione africana in Somalia, attiva dal 2007, cui contribuiscono anche le Nazioni Unite.

La questione migratoria

In riferimento alla questione migratoria, il Dott. Zampetti ha spiegato che per gestire al meglio questo fenomeno, in netto aumento nell’ultimo decennio, il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso di approfondire la cooperazione con i singoli Paesi dell’Africa. Questo lavoro si traspone in una serie di accordi e dialoghi più dettagliati a livello bilaterale. Crescente è la cooperazione con la Libia, uno dei principali Paesi con flussi migratori verso l’Europa (e, in particolare, verso l’Italia).

Relazioni UE-Africa: le iniziative antiterrorismo

Sono diverse, infatti, le missioni volte a contrastare l’immigrazione clandestina e, soprattutto, il terrorismo, grave problema per l’intera comunità internazionale. L’Unione Europea sostiene attivamente le iniziative antiterrorismo in tutto il continente africano. Il Sahel, fascia di territorio dell’Africa subsahariana, è un’area di particolare preoccupazione, poiché il terrorismo e l’estremismo violento non si sviluppano solamente a livello locale, ma affondano le proprie radici anche nel commercio, rendendolo un’illegale fonte di reddito. «Lo sforzo è coerente sia con l’Unione Africana sia con i singoli Stati membri africani», ha concluso Zampetti.

Un progetto dal grande valore civile

A tal proposito, il Dottor Carboni ha presentato un suo progetto: un reality show televisivo utilizzato per dar voce ai giovani del Kenya, desiderosi di migliorare il proprio Paese e impegnati nella lotta contro due dei fenomeni più violenti dei nostri tempi (il terrorismo e l’estremismo violento, per l’appunto). Una proposta dal grande valore civile, dunque, utile anche a placare l’insoddisfazione nei confronti dei responsabili politici; un malcontento accresciutosi nell’ultimo periodo, anche a causa della pandemia (e riscontrabile anche in molti Stati membri dell’UE).  

Il Dott. Carboni si è ispirato a una trasmissione televisiva kenyota andata in onda all’inizio di quest’anno: Ms President. Pur essendo un Paese molto avanzato in termini di uguaglianza di genere rispetto ad altri, l’idea che una donna possa dedicarsi alla carriera politica è ancora piuttosto utopica (come in diversi Paesi europei, d’altronde!). Ogni settimana, nel corso del reality show, veniva lanciata una sfida: le partecipanti venivano formate su argomenti specifici e svolgevano compiti di politica pubblica. Il risultato di queste sfide non è stata una competizione tra donne, come ci si immaginava, ma l’emergere di un grande sentimento di sorellanza: le concorrenti si sostenevano l’un l’altra. 

Consigli per giovani interessati alla carriera diplomatica

La seconda parte del seminario, invece, è stata dedicata alla presentazione delle carriere lavorative in seno a istituzioni europee e internazionali dei due relatori. Questa parte è stata arricchita dall’esperienza e dai consigli che i due delegati dell’Unione Europea hanno dato agli studenti di Relazioni internazionali. 

Entrambi gli ospiti hanno invitato gli studenti a riflettere sui propri interessi e a rafforzare o sviluppare le proprie soft skills. Il consiglio è di approfittare dei numerosi stage presso gli Uffici dell’ONU, delle Istituzioni dell’UE o delle delegazioni italiane all’estero. In generale, l’esortazione di approfittare di tutte le opportunità che il mondo offre, senza esitazioni, ma piuttosto con tanta proattività e curiosità.

Domande aperte

A conclusione della Lecture, sono state diverse le domande poste dal pubblico ai due relatori: dalla situazione attuale in Etiopia[3] all’impatto del Covid-19 sull’economia etiope e kenyota. Le risposte dei relatori saranno oggetto di riflessione e di approfondimento nei prossimi mesi (anche in vista del completamento del progetto OGIE Europa ædificanda est).

[1] Non solo la Commissione europea, ma anche il Parlamento europeo, il Consiglio europeo e dell’UE e la Corte dei conti europea.
[2] La Direzione Generale DEVCO, responsabile dell’elaborazione della politica europea di cooperazione e sviluppo internazionale e della fornitura di aiuti in tutto il mondo.
[3] Teatro, nel novembre scorso, di scontri causati dal conflitto tra il Governo federale di Addis Abeba e i combattenti legati al partito di governo locale, Fronte di liberazione del popolo dei Tigrè (TPLF).

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