60° anniversario dei Trattati di Roma ed Europa a differenti velocità

Il 25 marzo prossimo i leader europei s’incontreranno a Roma per le celebrazioni del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma.

In tale occasione, i 27 rappresentanti dei Paesi dell’Unione europea dovranno concordare un piano che tenga conto dei possibili effetti della Brexit, dell’emergenza migranti, della crisi dell’eurozona, della situazione ucraina e della politica transatlantica.

Al termine del vertice informale di Malta del 3 febbraio 2017, la cancelliera Merkel aveva dichiarato: “Abbiamo imparato dalla storia degli ultimi anni che ci potrebbe essere un’Europa a differenti velocità e che non tutti parteciperanno ai vari passi dell’integrazione europea”, aggiungendo, inoltre, “che questo potrebbe essere incluso nella dichiarazione di Roma”, che i 27 adotteranno il 25 marzo prossimo.

D’altra parte, ad oggi, non tutti i 27 Paesi fanno parte dell’eurozona, non tutti partecipano all’area di Schengen e non tutti hanno gli stessi obiettivi, come avviene, ad esempio, sulla tassazione delle operazioni finanziarie.

Di Europa “a differenti velocità” aveva già parlato anche il presidente francese François Hollande, il quale, lamentando il fatto che alcuni Paesi dell’Est non rispettavano e non rispettano tuttora gli impegni presi con l’Unione europea pur ricevendo da Bruxelles sostanziosi sussidi, aveva dichiarato che “L’Europa non è una cassa a cui attingere. A Roma dovremo ribadire il principio che l’Unione è stata costruita per essere più forti insieme”.

Anche negli anni Settanta il concetto di “Europa a due velocità” era stato usato per l’istituzione del cosiddetto serpente monetario, in quanto il meccanismo di partecipazione aveva messo in risalto le difficoltà di alcuni Paesi a rispettare gli impegni.

Da qui era scaturito anche il concetto d’integrazione differenziata per il raggiungimento degli obiettivi comunitari, come nel caso dell’Unione economica europea, con un percorso più spedito da parte di alcuni Paesi membri, in attesa dell’adesione da parte di altri Stati che non potevano o non volevano partecipare sin dall’inizio.

Il Trattato di Amsterdam, inoltre, aveva introdotto il principio della cooperazione rafforzata, ovvero la possibilità per gli Stati membri di procedere in maniera differenziata nel processo di integrazione a tutte le politiche comunitarie.

Di fatto, all’interno dell’Unione europea gli Stati sono più o meno integrati a seconda della loro appartenenza o meno all’eurozona o allo spazio Schengen e gli stessi trattati sopra ricordati hanno permesso diversi ritmi di integrazione.

In realtà, già nel 1962 Konrad Adenauer, parlando di unione politica nel corso di un’intervista con due giornalisti della United Press International, rilasciò una dichiarazione che fa pensare ad un esempio ante litteram di Unione a diverse velocità: “Sono del parere che bisogna cominciare con l’unione politica. Se non tutti e sei, allora solo tre; successivamente si aggiungeranno gli altri. Ma bisogna cominciare”.

Le parole della cancelliera Merkel, tuttavia, hanno suscitato un forte dibattito e la stessa Merkel, per chiarire l’equivoco sul concetto di “Europa a diverse velocità”, ha affermato: “Io non sono interessata a che nell’eurozona vi siano diverse velocità. L’eurozona deve rimanere nel suo complesso insieme.” Secondo la cancelliera l’Unione europea dovrebbe essere un’unione “flessibile” in grado di offrire a ogni paese aderente più opportunità di scelta, a seconda delle proprie momentanee possibilità.

La proposta della cancelliera Merkel, in un momento delicato della vita dell’Unione europea è volta essenzialmente a neutralizzare, dopo la Brexit, le forze centrifughe dei movimenti populisti consentendo a ogni singolo Paese aderente la possibilità di fare scelte nazionali.

Tale accelerazione trae spunto dalle dichiarazioni del neo-presidente americano, il quale, dopo essersi complimentato per la “bellissima Brexit” e dopo aver messo in dubbio la sopravvivenza dell’Alleanza atlantica, ha manifestato, con la sua politica economica, ostilità nei confronti dell’Unione europea, considerata un avversario economico degli Stati Uniti.

Riprendendo il motto tanto caro agli americani “United we stand, divided we fall” (Uniti si vince, divisi si perde), sarebbe possibile ipotizzare che le “differenti velocità”, potrebbero servire a dotare l’Unione di una difesa comune, ad armonizzare le politiche economiche e proseguire nel processo di costruzione di un’Europa unita senza attendere l’adesione unanime dei Paesi membri.

A cura di
Simona Coi

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