Workshop: Perché non possiamo non dirci europei (II)

Ragazzi dietro una scrivania che parlano

Il 21 marzo scorso, presso l’Aula 5 della sede dell’Università LUMSA di Roma e in videoconferenza con il Dipartimento di Giurisprudenza di Palermo, si è svolto il secondo incontro – dedicato a tre dei Paesi fondatori dell’UE (Germania, Francia e Italia) – del ciclo di workshop dal titolo Perché non possiamo non dirci europei, organizzato dall’Osservatorio Germania-Italia-Europa (OGIE), in collaborazione con l’Università e la Rappresentanza in Italia della Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS).

All’evento hanno preso parte, in qualità di relatori ed ospiti, Daniele Mancini, già Ambasciatore della Repubblica italiana in Romania, in India e presso la Santa Sede, il Prof. Giovanni Ferri, docente di Economia politica e di European values in the global economy presso la LUMSA, e il Dr. Matteo Bressan, direttore dell’Osservatorio per la stabilità e sicurezza del Mediterraneo allargato (OSSMED), nonché docente di Relazioni internazionali presso la LUMSA. L’incontro, moderato dal Thomas Schaumberg, membro del Gruppo di lavoro permanente dell’OGIE e studente del Master in Esperti in politica e in relazioni internazionali presso la LUMSA, ha consentito agli studenti del Corso di laurea magistrale in Relazioni internazionali, del Corso di laurea in Scienze politiche e dell’amministrazione, del Master Esperti in politica e in relazioni internazionali, nonché ai membri dell’OGIE, di discutere e confrontarsi coi relatori sulle principali tematiche connesse al tema oggetto di analisi: Perché non possiamo non dici europei.

Dopo i saluti introduttivi della Prof.ssa Tiziana Di Maio, Presidente del corso di laurea magistrale in Relazioni internazionali presso la LUMSA e direttore dell’OGIE, Schaumberg ha evidenziato le ragioni che hanno spinto i membri dell’Osservatorio ad interrogarsi su quelle che sono le principali criticità riscontrabili all’interno degli Stati membri dell’UE sulla base di un lavoro di ricerca basato su un approccio multi-prospettico. A seguito di una breve presentazione dei relatori, il moderatore dell’incontro ha chiesto loro di fornire alla platea degli spunti circa il tema oggetto dell’evento.

Da questo punto di vista, significativo e netto è stato il messaggio lanciato dall’Ambasciatore Mancini, il quale, partendo dall’assunto “Perché non possiamo non dirci europei”, ha dichiarato: «Possiamo ancora definirci europei o non possiamo non definirci europei? Io lo preferirei senza doppie negazioni, quindi siamo europei. La bandiera lo dimostra, la storia, la geografia, i valori, il senso e la prospettiva, il senso dell’Europa nel mondo». Alla medesima questione, il Prof. Ferri ha fornito una risposta in linea con quanto precedentemente affermato dall’Ambasciatore Mancini: «Mi sento molto europeo, al punto che ho scelto di nominare il mio corso di International economics “European values in the global economy”. Questa è una scelta che ho fatto sei anni fa, quando la possibile disunione dell’Europa non era all’ordine del giorno come, purtroppo, è oggi». Il Dr. Bressan, invece, sottolineando l’attualità della tematica identitaria, ha concentrato il proprio intervento sulla necessità di analizzare in concreto il panorama cui è indispensabile far riferimento per affrontare le sfide che l’UE, oggi, fronteggia: «Siamo in un contesto in cui l’Unione Europea è, oggettivamente, sotto attacco. Spesso questo non emerge o non ve ne è la percezione…stiamo vivendo una sfida con un livello di complessità mai affrontato sino ad oggi».

Dopo il primo ciclo di interventi introduttivi di ampio respiro, notevole spazio è stato concesso al dibattito, nel quale sono stati posti diversi quesiti ai relatori, formulati dai membri dell’OGIE e dalla platea, concernenti differenti tematiche: dalla percezione dell’UE negli Stati membri al Trattato di Aquisgrana, dalla politica estera e di sicurezza comune all’impatto della NATO nell’assetto comunitario, dalla solidarietà sociale all’Unione monetaria, dalla sfida migratoria al fenomeno dei populismi.

Con riguardo a tali argomenti, l’Ambasciatore Mancini ha avuto modo di precisare come, nel corso della storia delle istituzioni europee, «ci sono stati tanti momenti di difficoltà», aggiungendo che le elezioni del Parlamento europeo di maggio saranno particolarmente importanti poiché «non si è mai parlato tanto di Europa come in questa fase… l’Europa si fa con coloro che vogliono partecipare all’Europa». Con specifico riferimento alla crisi migratoria, invece, il Dr. Bressan ha evidenziato il ruolo della rotta balcanica, la quale «ha rappresentato il riaccendersi delle tensioni nei Balcani occidentali» e, per tale motivo, dovrebbe ricevere «una maggiore attenzione da parte dell’Italia, dell’UE e della NATO».

«L’Europa sarà chiamata a fare di più e meglio quello di cui si dibatte da anni, ovvero capacità militari e di proiezioni della forza» ha aggiunto il Dr. Bressan in tema di Politica estera e di sicurezza comune, mediante il rafforzamento, nel sistema comunitario, dell’industria della difesa europea. Sotto altro profilo, il Prof. Ferri ha posto l’accento sulle drastiche conseguenze che le affermazioni dei leader europei, in tema di solidarietà e politica monetaria, hanno avuto per lo sviluppo della crisi dei debiti sovrani. Da questo punto di vista, si è sottolineata la necessità di «ricostruire quella fiducia» che è stata fortemente compromessa dalla scelta di operare secondo la sola logica dell’austerità e degli aiuti finanziari subordinati ad una stringente condizionalità, senza tenere in debito conto le divergenze e le emergenze economiche che hanno caratterizzato gli Stati membri, specie quelli colpiti dalla crisi.

In conclusione, dal dibattito e dagli spunti offerti dai relatori è emersa in maniera netta l’esigenza di un cambio di rotta all’interno delle politiche dell’UE. Le sfide che le istituzioni comunitarie sono chiamate ad affrontare – tra le quali spicca la Brexit – necessitano di nuovi impulsi, volti a dare un chiaro segnale agli attori del panorama internazionale – come Stati Uniti d’America e Cina – e a fornire nuova linfa al processo d’integrazione europea.

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