Europa Ædificanda Est: Economia e Politiche sociali dell’UE

Lo scorso 14 aprile si è svolto il seminario online “Europa Ædificanda Est: Economia e Politiche sociali dell’UE”, promosso dall’Osservatorio Germania-Italia-Europa (OGIE) e dalla Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA), in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS-Italien) e con gli studenti del Cenacolo di Studi diplomatici e internazionali.

L’evento ha chiuso il ciclo di seminari “Europa Ædificanda Est”, che costituisce parte integrante dell’omonimo progetto ideato dall’OGIE per il biennio 2019-2021, con gli obiettivi di diffondere e aggiornare i contenuti della Carta programmatica – alla luce dei recenti avvenimenti e dell’attuale contesto geopolitico internazionale – e di instaurare un dibattito multi-livello sulle tre macro-aree in cui quest’ultima si articola: Economia e Politiche sociali dell’UE; Azione esterna dell’UE; Digitalizzazione e Comunicazione.

L’incontro – moderato dalla Dott.ssa Sabrina Puleo, laureata in Giurisprudenza (Percorso Internazionale) presso la LUMSA di Palermo e membro OGIE – ha visto la partecipazione, in qualità di relatori, della Prof.ssa Antonia Carparelli, già Consigliere per la governance economica presso la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e docente LUMSA di Governance and Policies of the European Union, e del Prof. Giovanni Ferri, docente LUMSA di European values in the global economy e International economics. Oggetto dell’evento è stato l’esame dell’attività di ricerca condotta dai membri OGIE appartenenti alla macro-area “Economia e Politiche sociali dell’UE” e confluita all’interno di un apposito Report, contenente alcune proposte volte a rilanciare il processo di integrazione europea con riferimento alle materia discusse nel seminario.

Partendo dal concetto racchiuso nella formula “Europa Ædificanda Est”, il Prof. Marco Evola – docente LUMSA di Diritto dell’Unione Europea e European Union Law, nonché coordinatore dell’OGIE – ha descritto, all’inizio del suo intervento introduttivo, l’obiettivo dei lavori dell’Osservatorio, volto ad individuare possibili soluzioni per rilanciare il processo di integrazione europea. Con specifico riguardo al tema oggetto dell’incontro, il Prof. Evola ha evidenziato la capacità dell’Unione Europea (UE) di presentarsi non più solo quale organizzazione a carattere economico, ma di costituire anche una fonte di sviluppo delle politiche sociali in grado di incidere sul futuro dei sistemi di welfare dei suoi Stati membri.

In tale contesto, vi è la necessità – secondo il Prof. Evola – di «sfatare alcuni miti» sui quali si regge e si è retta negli ultimi anni la politica economica europea, tra cui la diffusa percezione di neutralità delle Istituzioni europee, con specifico riguardo alla politica monetaria. In tale prospettiva, sebbene i Trattati dell’UE sembrerebbero declinare la Banca Centrale Europea (BCE) quale Istituzione indipendente, le crisi economiche hanno dimostrato come questa sia stata «protagonista di una serie di iniziative che hanno fortemente inciso sulla sovranità degli Stati e sulla distribuzione della ricchezza».

L’analisi svolta dal gruppo di “Economia e politiche sociali dell’UE” e contenuta nel relativo Report è stata illustrata dal Dott. Vincenzo Mignano, laureato in Giurisprudenza (Percorso Internazionale) presso la LUMSA di Palermo e membro OGIE. Quest’ultimo, nel suo intervento, ha esposto le ragioni sottese alle proposte definite dai membri nel gruppo e volte a fornire un nuovo impulso al processo di integrazione europea nell’ambito socio-economico. Nello specifico, muovendo dall’esame delle risposte comunitarie alle passate crisi finanziarie e all’attuale emergenza pandemica, sono stati individuati i limiti che caratterizzano l’Unione Economica e Monetaria (UEM) sotto il profilo delle competenze, così come la necessita di dotare l’UE di strumenti permanenti in grado di aumentarne la resilienza. A tale scopo, l’indagine condotta ha rivelato l’esigenza di rafforzare la dimensione sociale dell’Unione – troppo spesso sacrificata in favore della compagine economico-finanziaria – al fine di ridurre le differenze che, ancora oggi, impediscono una piena convergenza tra gli Stati membri.

La distribuzione delle competenze prevista dai Trattati UE sembrerebbe definire, infatti, una sorta di contraddizione giuridica intesa a separare politiche – quali quelle monetarie, economiche e fiscali – che risultano interconnesse e interdipendenti, determinando così un rallentamento nel processo di integrazione. Per tali ragioni, si rende necessaria l’attribuzione di maggiori competenze all’Unione Europea in campo economico e fiscale, nel tentativo di superare la logica intergovernativa che influenza i processi decisionali relativi a tali settori. Un passo avanti in tale direzione è rappresentato dal “Next Generation EU” (NGEU), il piano per la ripresa e la resilienza predisposto in seno al Consiglio europeo del luglio scorso che, per la prima volta nella storia del processo di integrazione, ha previsto l’emissione di debito comune, primo embrione di una politica fiscale sovranazionale.

Le proposte elaborate dai membri del gruppo “Economia e politiche sociali dell’UE” hanno trovato un riscontro positivo nella disamina del Report effettuata dalla Prof.ssa Carparelli, la quale ha evidenziato l’esigenza di una maggiore concentrazione, da parte delle Istituzioni comunitarie, su un punto importante per il futuro: l’Europa sociale. Durante il suo intervento, infatti, la Prof.ssa Carparelli ha chiarito come la dimensione sociale dell’Europa stia interessando sempre di più i vertici dell’UE, tanto da esigere la creazione di un pilastro basato sui diritti fondamentali come l’inclusione sociale, la lotta alla povertà e la parità di genere: si pongono, per la prima volta, degli obiettivi sociali e quantitativi come, ad esempio, l’aumento dell’occupazione o la riduzione della povertà. Per tali ragioni, la Prof.ssa Carparelli ha invitato i membri dell’OGIE a porre particolare attenzione su due eventi significativi del prossimo 9 Maggio, quali il Vertice sociale di Porto e la Conferenza sul futuro dell’Europa; quest’ultima considerata luogo in cui – e con cui – si realizzerà un esercizio di democrazia partecipativa che porrà l’enfasi sulla partecipazione dei giovani alla mobilitazione della società civile.

Con particolare riguardo alla risposta economica fornita dall’UE all’attuale crisi pandemica, è stata sottolineata l’importanza degli interventi previsti a livello comunitario – come la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) e della legislazione sugli aiuti di Stato – e la necessità, al tempo stesso, di un impiego delle risorse del NGEU subordinato al vaglio delle Istituzioni europee. La Prof.ssa Carparelli – così come, in seguito, e sia il Prof. Ferri – ha sottolineato l’importanza del meccanismo SURE, il primo strumento di welfare europeo creato proprio per attenuare i rischi della disoccupazione durante l’emergenza. Tale iniziativa rappresenta il primo esperimento concreto di una politica sociale europea realizzata su larga scala. Per la prima volta, si è assistito alla creazione di fondi che intervengono direttamente a sostegno dei cittadini disoccupati e questo, nell’immaginario collettivo degli europei, rappresenta uno strumento di cittadinanza.

Cosa accadrà dopo che si tornerà ad una nuova condizione di normalità e cosa ci sarà al posto del PSC? Sono queste le domande che il Prof. Ferri ha posto alla base del suo intervento, inquadrando il ruolo dell’UE oggi con l’espressione «Europa in cammino». In tale prospettiva, il cambio di rotta posto in essere dalla nuova Commissione europea – guidata dalla Presidente Ursula von der Leyen – ha determinato una maggiore e più consapevole attenzione sulla cittadinanza europea, attraverso un ripensamento delle politiche sociali e il perseguimento di alcuni obiettivi prioritari, quali la transizione verde e la trasformazione digitale. Secondo il Prof. Ferri, «l’Europa rappresenta la più grande entità democratica al mondo» e, come tale, racchiude in sé sfide che derivano da vasti poteri. Basti pensare alla creazione di grandi economie di scala in settori emergenti, come l’industria farmaceutica o i nuovi strumenti digitali, in cui vi è una fisiologica tendenza a diventare monopolisti. In tale prospettiva, la concentrazione di potere che deriva da queste trasformazioni strutturali costituisce l’emergenza che l’UE è chiamata a fronteggiare nei prossimi decenni.

In conclusione, come ricordato dalla Prof.ssa Carparelli, «l’Europa è una costruzione complessa e per certi versi fragile, dove è importante considerare l’interazione virtuosa tra le risposte nazionali e quelle europee». La serietà con la quale l’Italia saprà mettere a punto il piano per la ripresa e la resilienza sarà cruciale nel determinare la fiducia tra i diversi Stati membri. Vi è la necessità di procedere verso innovazioni importanti – come quella relativa all’emissione di titoli comuni – e di trovare una risposta alle differenti sfide solo alla luce di una rinnovata fiducia reciproca, ponendo l’attenzione alle ragioni degli altri allo scopo di aedificare un’Europa diversa.

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